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Universi paralleli: accenni ai postulati scientifici precedenti

Diversi scienziati nel corso della storia hanno postulato l’esistenza di Universi o stati paralleli, spiegando le possibilità della loro esistenza soprattutto attraverso la meccanica e la fisica quantistica. Ad esempio, in merito Erwin Schrodinger, andando decisamente contro la fisica classica e il senso comune del proprio tempo, presentò alla comunità scientifica un esperimento mentale esaminando la storia di un gatto. Egli considerò che, in funzione di uno stato, noto come sovrapposizione quantistica, l’animale che vive una determinata circostanza, può essere contemporaneamente sia vivo che morto, come conseguenza dell'essere collegato a un evento subatomico casuale che può verificarsi o meno. L’esperimento di Erwin si poneva come critica alla caratteristica fondamentale dei sistemi quantistici basati sull'interpretazione di Copenaghen e il cosiddetto e sopra citato entanglement quantistico. Quest’ultimo prevede infatti che due sistemi fisici interagenti, devono essere trattati come uno solo, rappresentato da un unico stato quantico. In alternativa a Copenaghen venne postulata anche l'Interpretazione a molti mondi, abbreviata nella terminologia anglosassone in MWI (Many Worlds Interpretation) che ha preso spunto dal lavoro dal fisico Hugh Everett III. Egli ideò la sua «interpretazione dei molti mondi» della meccanica quantistica, secondo la quale in ogni istante, gli effetti quantistici generano innumerevoli ramificazioni dell'Universo, ognuna delle quali è caratterizzata da un diverso svolgimento degli eventi. La teoria fu dedotta dal fisico Everett direttamente tramite i fondamenti matematici della meccanica quantistica. L'ipotesi, troppo rivoluzionaria per quel tempo, fu respinta dalla maggior parte dei fisici. Successivamente Bryce Seligman DeWitt che ha introdotto il termine 'a molti mondi' considerò che una misurazione di una proprietà di uno stato quantistico, abbia come conseguenza la divisione della storia dell'Universo in molti mondi distinti, ciascuno dei quali è caratterizzato dai diversi risultati della misura. Altra importante tesi, più contemporanea ed ancora in fase di sviluppo che postula l’esistenza di piani dimensionali paralleli, è la cosiddetta Teoria delle stringhe; una tesi che tenta di conciliare la meccanica quantistica con la Relatività generale di Einstein. La stessa pone le fondamenta alla concezione del Tutto unico. Si fonda sul principio secondo cui materia, radiazione, e secondo certe ipotesi anche lo spazio ed il tempo, siano la manifestazione di entità fisiche fondamentali che, si sviluppano come “corde” parallele e realizzano un indeterminato numero di dimensioni coesistenti. È facile comprendere che la presente teoria consolida le precedenti, portando l’unità temporale a divenire centrale nella contemplazione e spiegazione degli universi paralleli ed unica chiave di misura. Prendendo sempre in esame il paradosso del gatto di Schrodinger, secondo la presente tesi, l’animale coesiste in 600 dimensioni parallele nelle quali sarà morto, vivo, nella scatola o in un parco, avrà un padrone o sarà selvatico ecc. ecc. In ogni piano si manifesterà una possibilità diversa che si distinguerà in funzione delle azioni compiute dal gatto in precedenza ad un determinato stato e dall’Osservatore che ha osservato il gatto stesso. Testo protetto da copyright tratto dal saggio scientifico con deduzione matematica "Codice Aureo. Lo schema numerico del Multiverso"